Simbolo di “salentinità” in tutto il mondo, la “friseddha” è un piatto semplice e fresco che da secoli non manca mai sulle tavole e spiagge pugliesi.
Secondo la leggenda, in origine c’era chi la condiva direttamente con l’acqua di mare. Ottenuta attraverso una doppia cottura, da gustare immersa in acqua fredda e condito a seconda dei propri gusti. Olio d’oliva, sale, origano, pomodoro, ma anche tonno, peperoni, fagioli o cetrioli. Ecco la (variabile) ricetta della frisella, simbolo dell’estate salentina e della “salentinità” conosciuto in tutto il mondo.
Sulle splendide spiagge pugliesi non manca mai il momento frisa e, sempre facendo riferimento alla leggenda, si narra che addirittura, quando il limpido mare salentino era ancor più cristallino di oggi, fosse usanza bagnare direttamente le friselle in acqua salata. Ne sanno qualcosa i contadini e i pescatori della zona, eredi praticamente naturali dei crociati nel diventarne i principali cultori. E la ragione è sempre la stessa: la possibilità di poter fare sempre affidamento sulla frisa anche se lontanissimi dalle coste di casa o anche se costretti, per settimane intere, a restare nei latifondi senza rivedere i propri casa neppure di sera durante i mesi estivi.
Ingredienti per 4 persone
- 400 gr. di farina di grano duro
- Sale
- 20gr. di lievito di birra
Preparazione
Sciogliere il lievito in poca acqua tiepida, impastarlo con farina e con un pò di sale. Con la massa che se ne ricava formare delle grosse ciambelle e unirle, poi a due a due. Far lievitare per mezz’ora e mandare al forno. A metà cottura togliere le friselle dal forno, tagliarle orizzontalmente con un filo di ferro e portarle nuovamente a cottura.