Evento balzato all’attenzione di tutta la Regione e di gran parte del Sud Italia e che richiama migliaia di visitatori e pellegrini. A Novoli la devozione per Sant’Antonio Abate è rappresentato da un fuoco.
Questo enorme falò detto “fòcara“ e gli spettacoli pirotecnici sono indispensabili per rendere omaggio all’amato patrono. E per di più è la tradizione a esigere che il fuoco sia sempre presente nei festeggiamenti per sant’Antonio Abate perché è purificatore e di buon auspicio per i raccolti dopo i rigori dell’inverno.
Dal 16 al 18 gennaio si svolge l’intorciata, lunga quanto suggestiva processione al seguito della statua del santo, durante la quale i devoti o gli adepti delle confraternite, provenienti dai paesi limitrofi, ma anche da altre province, portano enormi ceri. Ma l’aspetto più suggestivo dei festeggiamenti resta la fòcara: un’enorme torre di fascine di tralci di vite.
La costruzione della fòcara inizia all’alba del 7 gennaio, anche se il “comitato” provvede all’organizzazione, alla raccolta e al trasporto dei fasci di vite già dall’inizio del mese di dicembre, per essere conclusa a mezzogiorno della Vigilia, momento, questo, salutato da fragorosi rintocchi di campane.
Il falò è formato da fascine di tralci di vite (sarmente) recuperati dalla rimonta dei vigneti, le quali vengono accatastate con perfetta maestria e con tecniche tramandate gelosamente di generazione in generazione.
In media per costruire un falò da venti metri circa di diametro per altrettanti di altezza occorrono dalle 80.000 alle 90.000 fascine (ogni fascio è composto da circa duecento tralci di vite, i quali sono legati tradizionalmente con del filo di ferro).
Per la costruzione di una fòcara occorrono circa 100 persone abbastanza abili per restare ore in piedi sui pioli delle lunghe scale e passarsi l’uno sull’altro al di sopra della testa i fasci, che poi giunti in cima vengono sistemati perfettamente dal costruttore. Proprio sulla cima, la mattina della Vigilia, viene issata un’artistica bandiera, sulla quale c’è un’immagine del santo, che successivamente brucia insieme al falò. L’onore dell’accensione del falò spetta al presidente del comitato o al Sindaco, anche se negli ultimi tempi molti sono gli ospiti “illustri” che presenziano la magica sera del 16 gennaio.
L’accensione avviene attraverso una batteria – fiaccolata; una volta accesa, la focara arde per tutta la notte tra le migliaia di persone che, tra musica popolare e fumi di arrosti delle bancarelle presenti in piazza, assistono allo splendido spettacolo delle fasciddre, le caratteristiche faville che librano nell’aria creando una “pioggia di fuoco”. Il 17 gennaio, inoltre, tra i novolesi ricorre l’usanza di non ‘ncammarare.
Si pranzare, a base di pesce e bisogna astenersi obbligatoriamente dal mangiare carni e latticini. I piatti tipici del giorno sono gnocchi in zuppa di baccalà o di pesce, scapece (pesce condito con zafferano, pangrattato e aceto), frutti di mare, pittule, purciddhruzzi e cartiddhrate, dolci delle festività natalizie, tutto accompagnato dal moscato o dal rosolio locale.